DraMagazine: Come hai cominciato?

Daniele Carnacina: Ho cominciato nelle tv locali, a TeleLiguria per l’esattezza, facendo un po’ di tutto, come spesso accadeva: l’autore, il conduttore, tutto gratis, ovviamente. I primi soldi li ho guadagnati in una tv che produceva per Telemontecarlo, che era, insieme a Capodistria, l’unica emittente privata in Italia. Poi ho iniziato a fare regie ‘serie’, prima di documentari e poi per la Rai (Sereno Variabile, Moda, Mixer Danza), anche se la mia passione era sempre stata quella di scrivere trame e personaggi, e ovviamente di dirigerli (alle elementari scrivevo le commedie della recita natalizia). Nel ’90 finalmente ce l’ho fatta a diventare uno sceneggiatore ‘professionista’, debuttando sia nel cinema che in tv (una fiction per Raiuno con Elena Sofia Ricci e Giulio Scarpati). E nel ’93 ho debuttato anche nella regia cinematografica, dopo decine di programmi tv e 34 videoclip musicali.


DMG: Guardavi (e guardi) soap, telefilm, serial? Quali?

DC:
Guardo tanta fiction in tv, visto che la faccio. E guardo soprattutto quella italiana, un po’ perché devo aggiornarmi (spesso ho visto attori in ruoli minori che poi ho valorizzato nelle soap), ma anche perché mi piace sapere come noi italiani ci vediamo. Inutile che ti dica i titoli perché la guardo pressochè tutta. Naturalmente guardo anche quella statunitense, ma ultimamente mi sta deludendo un po’ (come il cinema americano, del resto), perché il meccanismo di costruzione è troppo evidente. Si sente molto la ‘furbizia’ che c’è sotto, e questo a mio giudizio è un handicap. Preferisco prodotti tecnicamente meno ineccepibili, ma fatti con le viscere. Poi è chiaro che CSI, LOST o NIP/TUCK sono da vedere sempre.


DMG:
Com’è nata l’idea di “Vivere” ed in quale preciso momento?

DC:
Sai, l’idea di una soap opera è sempre un processo di costruzione che coinvolge più persone in momenti diversi. Nasce sempre da un’esigenza editoriale della Rete che la commissiona, perché è impensabile che un movimento così impegnativo di denari e professionalità nasca senza un piano d’investimenti programmato con largo anticipo. VIVERE nasce dopo l’esperienza positiva di UN POSTO AL SOLE, che ha rappresentato un
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